venerdì 23 aprile 2010

Un libro da leggere

"Conversazioni notturne a Gerusalemme" ... Sul rischio della fede.
Questo brevissimo libro di Carlo Maria Martini (per 22 anni vescovo di Milano, la più grande diocesi del mondo) e Georg Sporschill, appena un centinaio di pagine, è denso di considerazioni sui nostri giovani e sul loro rapporto con la fede. Un'illuminante traccia della realtà dei nostri giorni.
Ed ecco la prefazione del Card. Martini:
<Mein Problem. Karl Rahner antwortet jungen Menschen (Un mio problema. Karl Rahner risponde ai giovani). Stimolando i giovani a esprimere le loro domande in una lettera indirizzata al teologo Karl Rahner aveva realizzato un libro interessante.
Nonostante io sia un tipo mattiniero, a Gerusalemme parlavamo spesso fino a tarda notte dei giovani di oggi. Ci siamo avvicinati ai sogni. Di notte le idee nascono più facilmente che nella razionalità del giorno. Quali sono le aspettative della gioventù? e cosa si aspetta dalla gioventù il mondo? Un mondo difficile richiede il suo impegno. Da quelle conversazioni notturne a Gerusalemme è nato questo piccolo libro. La parte più importante sono le domande dei ragazzi. Sono ancora interessati oggi a criticare la Chiesa, noi, chi governa, l'establishment? Oppure si allontanano in silenzio? Io sono convinto che là dove esistono i conflitti arde la fiamma, lo Spirito Santo è all'opera. L'ho sempre sentito nell'incontro con molti giovani.
Tutto è dono: quando ero bambino, a quattro o cinque anni, si fece sulla spiaggia un concorso di bellezza e mia madre mi ci portò. A un comando dovevamo iniziare a correre. Veniva valutata non solo la bellezza ma anche l'agilità. Io non udii la chiamata del direttore e rimasi fermo al mio posto, mentre tutti già correvano. Allora il direttore venne da me, mi prese in braccio e mi fece sedere al primo posto. Questo episodio della mia infanzia mi sembra una metafora della mia vita. Ho trascurato più di una ispirazione del Signore o non vi ho prestato la dovuta attenzione. Ciò nonostante il papa e i miei superiori gesuiti mi nominarono rettore del Pontificio istituto biblico a Roma. Inoltre i gesuiti non dovrebbero diventare vescovi, e tanto meno un gesuita di Torino a Milano. Tuttavia il papa mi chiamò ad essere arcivescovo, e proprio in quest'ultima città. Riprendendo il motto sapienziale che sta nella conclusione del libro del Siracide, potrei dire: <> (cfr. Sir 51,27).
La vita mi ha mostrato che Dio è buono e fa molto di più di quanto potremmo aspettarci. Egli non smette mai di invitarci a collaborare per costruire un mondo più pacifico.>>.
Buona lettura a tutti!!!

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